Comunque mosso

Il luogo in cui nella maggior parte dei casi finiscono le fotografie mosse è il cestino della spazzatura, perché normalmente sono considerate un errore. Le immagini deliberatamente mosse invece hanno spesso migliore fortuna in quanto possono rendere più evidenti certe particolarità dei soggetti ripresi e per questo riescono a trasmettere meglio un’ emozione. Il mosso dei soggetti in movimento, e anche quello dei soggetti immobili, può dare quel brivido in più che aumenta l’impatto visivo di una scena, soprattutto nel colore. Anziché fermare il soggetto con una esposizione veloce, il suo movimento può essere seguito con un tempo di scatto più lento, e se il soggetto non si muove si può sempre muovere la macchina. Il controllo dell’intensità e delle sfumature di questo effetto si deve adattare alle differenti situazioni di ripresa fino ad ottenere immagini vibranti ai limiti dell’impressionismo e del futurismo.
Ogni scatto è unico e irripetibile poiché è praticamente impossibile farne due uguali: si ritorna in un certo senso agli inizi, quando per vedere come era venuta un’immagine dovevamo aspettare il suo ritorno dal laboratorio (ma con il digitale l’effetto di può valutare immediatamente). Certo c’è sempre il rischio che la perseveranza porti allo stabilire certe regole per ottenere determinati risultati e quindi alle ripetizioni di genere e al déjà vu: come ebbe a dire Ernst Haas, il maestro del movimento, “le formule sono la morte di tutto”. Ma le persone veramente creative sanno benissimo che le regole esistono anche per essere infrante, ed è proprio da queste contravvenzioni che scaturiscono i risultati più sorprendenti.